Antonio Di Paola alla maratona di New York
La leggenda racconta che Fidippide, emerodromo ateniese, dopo la vittoria sui persiani a Maratona, percorse la distanza che separava il campo di battaglia dalla città greca e lì, dopo aver pronunciato la frase “abbiamo vinto”, stramazzò al suolo stremato dalla fatica. Seppur oggi molti storici concordano sul fatto che questa storia sia frutto di vari racconti unitisi tra loro nel tempo, il barone de Coubertin si è certamente ispirato alla leggenda della staffetta ateniese quando appoggiò l’introduzione della disciplina nella prima edizione dei giochi olimpici moderni, tenuti ad Atene nel 1896, sul percorso che ricalcava quello percorso quasi 2400 anni prima da Fidippide.
Da allora la maratona è diventata un simbolo di fatica e resistenza, di sfida contro la distanza (dal 1921 si è formalizzato un percorso di 42 Km e 195 metri) e contro se stessi. Se ne organizzano sempre più spesso in molte città del mondo e migliaia di appassionati si cimentano nella disciplina che tradizionalmente chiude i giochi olimpici: tra queste, la città che ospita la maratona più prestigiosa e partecipata è New York.
Lo scorso 2 Novembre, il nostro collega Antonio DI PAOLA, arbitro benemerito ed ex assistente CAN C e collaboratore del Comitato Regionale Arbitri siciliano, è stato tra i pochi privilegiati (relativamente alle richieste che annualmente pervengono agli organizzatori) che hanno potuto attraversare il percorso che, tra due ali di folla, si snoda tra le avenue e le street della “Big Apple”: nell’edizione del 2014 si trovavano ai nastri di partenza circa 60000 atleti di tutto il mondo, 2500 provenienti dall’Italia.
Antonio ha potuto partecipare grazie all’attività del gruppo sportivo dell’azienda farmaceutica per cui lavora, “Valore Salute, Forti e Veloci“, che annualmente prende parte all’evento e per lui, l’esperienza newyorkese, ha rappresentato il primo approccio con la distanza, avendo fino ad allora corso “soltanto” mezze maratone come la Roma-Ostia nel 2014 o maratone a staffetta (4×10 Km).
L’impegno per affrontare un percorso così lungo richiede serietà e dedizione ma anche una preparazione accurata e un regime alimentare equilibrato che Antonio ha iniziato a predisporre fin dal mese di Giugno; i giorni di preparazione trascorrevano tra il lavoro e l’allenamento, con una cinquantina di chilometri corsi a settimana.
Il grande fondista ceco, Emil Zatopec, l’unico atleta capace di vincere i 5000 metri, i 10000 e la maratona all’interno nella stessa olimpiade, ad Helsinki nel 1952, diceva che
se desideri vincere qualcosa puoi correre i 100 metri, se vuoi goderti una vera esperienza corri una maratona
e certamente quella di New York è la più particolare con tre milioni di persone che fanno da cornice all’evento sportivo, che incitano, spingono e applaudono ogni passaggio cercando anche il contatto con gli atleti; c’è gente che canta e che balla ai bordi della strada: una festa dentro la festa.
Finalmente il 30 Ottobre arriva il momento della partenza con i 75 colleghi del gruppo sportivo; poi la visita ai cinque Borough della città americana, già pronta per il grande evento.
Durante il racconto della corsa e di tutto quello che vi sta intorno traspare ancora l’emozione provata: dalla partenza da Staten Island all’immensa folla sul percorso, il passaggio sul ponte dedicato a Giovanni da Verrazzano, la fatica, il pensiero al traguardo lontano che sembra non arrivare mai; affrontare “il miglio della morte”, la terribile salita della 1st Avenue, il transito nel Bronx e i sei chilometri all’interno del Central Park, ultime miglia ma non per questo più semplici. Anzi sono proprio gli ultimi 400 metri i più difficili, quando si vede già il traguardo e le gambe sembrano bloccarsi; gli abbandoni, stranamente ad occhi poco esperti, avvengono infatti per la maggior parte nell’ultimo tratto, a poche miglia dall’arrivo.
Nella maratona conta poco il tempo finale ma soprattutto è importante completare il percorso; Antonio può comunque essere soddisfatto chiudendo poco sopra le cinque ore la sua prima esperienza, prima ma certamente non ultima perché affrontare questa prova fa venire voglia di risentire le suggestioni che solo il ricordo di Fidippide può procurare ed è quindi nelle sue intenzioni ripetere la gara ma anche il viaggio a New York; intanto, per mantenersi in allenamento, ha partecipato alla mezza maratona di Catania che, seppur non paragonabile a quella della “grande mela”, ha un fascino particolare perché ha luogo tra le strade di casa.
Articolo pubblicato anche sulla rivista L’arbitro, n.1/2015