A cavallo degli anni ’50 e 60 si manifesta ancora una volta lo spirito di ricostruzione e d’intrapresa dei catanesi. Nasce a sud la zona industriale Pantano d’Arci, si formano e sviluppano grandi imprese edili, fiorisce il commercio. E ritorna il mito della Milano del Sud.
L’espansione urbanistica si svolge in modo contraddittorio. Mentre la speculazione edilizia porta a compimento il cosiddetto sacco di San Berillo (lo sventramento di una parte significativa del centro storico), viene chiamato alla redazione del piano regolatore l’architetto giapponese Kenzo Tange, che disegna uno sviluppo urbanistico equilibrato, mirato a valorizzare i quartieri periferici e dell’area sud della città, superando il monocentrismo.
Catania, comunque, dimostra di essere una città dinamica, ricca di imprenditorialità autonoma, al contrario di altre città meridionali e siciliane, che subiscono un’industrializzazione di tipo coloniale, che spesso devasta il territorio e crea lacerazioni sociali. Nel ’68 i giovani catanesi partecipano da protagonisti ai moti studenteschi, evidenziando i fermenti culturali che animano la città.
Il rilancio economico e culturale cozza, però, negli anni ’70, con la nuova mafia e con i processi degenerativi del potere politico. La trasformazione, nella Sicilia occidentale, della mafia rurale in mafia urbana prima e in mafia finanziaria poi, estende l’area di influenza e di intervento delle cosche mafiose in tutta la Sicilia. Anche a Catania si forma e si organizza un potere mafioso, che condiziona la vita civile, le attività economiche e la politica.
Nonostante ciò, la città mantiene un’identità moderna e laica, come è dimostrato dall’alta percentuale di voti, superiore alla media nazionale, a favore del divorzio e dell’aborto, nei più significativi referendum che si svolsero in quel periodo.
Negli anni ’80 si manifesta una forte reazione democratica contro la mafia e contro i processi degenerativi della politica, che rompe vecchi e consolidati equilibri di potere. La crisi politica, tuttavia, si protrae fin verso la fine del decennio, lasciando la città sostanzialmente senza una guida. L’effetto dell’assenza di governo è il blocco delle opere pubbliche e dell’edilizia abitativa, che erano state un volano dello sviluppo, la crisi profonda dell’apparato industriale, il deperimento delle attività commerciali e terziarie in genere, l’impoverimento del dibattito culturale.
Solo all’inizio del decennio in corso cominciano a manifestarsi i primi sintomi di inversione di tendenza, perché una nuova classe dirigente comincia a ridisegnare un progetto per la città. Ma i progressi sono lenti e contraddittori, perché i guasti degli anni ’80 hanno lasciato segni profondi e perché la negativa congiuntura economica nazionale penalizza maggiormente il Mezzogiorno.
Il merito principale della nuova classe dirigente è quello di garantire un rigore politico ed amministrativo, mantenendo un clima civile nel confronto politico, all’altezza della migliore tradizione laica della città. Mentre altrove la crisi degli anni ’80 ha prodotto spaccature sociali e politiche profonde ed odi insanabili, frutto anche del manicheismo politico e culturale delle classi dirigenti, a Catania è prevalso uno spirito di tolleranza, che ha consentito un’amministrazione fondata sul confronto costruttivo e sul consenso.
Il centro storico è stato trasformato in un salotto, ove è possibile circolare e divertirsi fino alle ore piccole; vanno fiorendo nuove attività culturali ed artistiche; i quartieri popolari dispongono di nuovi servizi e strutture.
E’ vero, tuttavia, che il tasso di disoccupazione rimane altissimo e che i giovani vivono nell’ansia del futuro. La questione del lavoro è, come in tutta la realtà meridionale del Paese, la principale questione catanese di oggi. Per affrontarla e risolverla occorre realizzare il progetto della Catania del 2000, al quale si sta già lavorando: infrastrutture moderne, interporto, reti telematiche, alta tecnologia, ricerca scientifica, sostegno alle imprese, valorizzazione, anche a fini turistici, del patrimonio ambientale e storico.